MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

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MARTINA

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-23

WEB Il Papa: "Si apre una nuova era Internet va evangelizzato"

Benedetto XVI nella Giornata delle comunicazioni sociali esorta i sacerdoti:

"Portare la parola di Dio nel continente digitale, rivolgendosi anche ai non credenti"

 

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

 

 

AVVENIRE

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2010-01-24

 

24 Gennaio 2010

VANGELO E CULTURA

Il Papa: "Preti nel web,

animatori di comunità"

La Chiesa è aperta alle nuove tecnologie mediatiche. E i preti non devono avere timori nell’usare il mondo digitale per annunciare il Vangelo. Anzi, sono invitati a "prendere il largo" nel cyberspazio e affermare così "il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca". Senza mai dimenticare però che la fecondità del ministero sacerdotale deriva "innanzitutto" da Gesù Cristo "incontrato e ascoltato nella preghiera", "annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita", "conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti".

È questo il succo del messaggio di Benedetto XVI per la 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dedicato quest’anno – appunto – al tema "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola". Il documento è stato presentato ieri – alla vigilia della memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti – dai vertici del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali: l’arcivescovo presidente Claudio Maria Celli e il segretario, monsignor Paul Tighe. Celli lo ha fatto in Power Point, sintetizzandolo in sei punti. Innanzitutto il messaggio parla ai sacerdoti, ma non è diretto solo a loro, bensì a tutto il corpo ecclesiale. Il Papa poi esprime una valutazione positiva delle nuove tecnologie, ma senza ingenuità. Ricorda che il compito primario dei sacerdoti e quello dell’annuncio di Cristo. Sottolinea come i nuovi mezzi possano essere utilizzati come strumenti di una particolare "pastorale nel mondo digitale".

Il messaggio spiega anche che il tempo di formazione in seminario deve servire a conseguire la capacità di coniugare l’uso opportuno e competente dei media. E infine il Papa fa riferimento alla "diaconia della cultura" nell’attuale "continente digitale". Celli ha sottolineato anche una immagine particolarmente suggestiva del messaggio, laddove il Papa si chiede se fosse "possibile ipotizzare che il web possa fare spazio – come il "cortile dei gentili" del Tempio di Gerusalemme – anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto". Celli si è anche augurato che venga superata quella "mentalità parrocchiale" che a volte caratterizza l’atteggiamento dei sacerdoti di fronte ad Internet e ai nuovi media.

"La mia parrocchia: il mondo", ha detto il presule riprendendo il titolo di una celebre opera di Yves Congar. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Celli si è soffermato sulla situazione in quei Paesi dove la libertà di accesso a Internet risulta ostacolata. Al riguardo, il presule ha comunque espresso soddisfazione per il fatto che, nonostante tutto, in Cina si stanno diffondendo diversi siti web cattolici.

Gianni Cardinale

 

 

 

 

 

 

24 Gennaio 2010

Benedetto XVI chiede ai sacerdoti di aprirsi all’umanità "digitale"

C’è Dio sul Web 2.0

Saper riconoscere Dio che passa. È la millenaria competenza naturale della creatura umana, che nell’età moderna sembra però essersi offuscata fino a smarrirsi in questa nostra contemporaneità pulviscolare dentro il dedalo inesauribile delle opinioni. Eppure, lo sappiamo: per quanto si adoperi, il clamore del mondo non riesce a spegnere la voce interiore che ci rende ancora distinguibile una Presenza sottesa ai segni della vita quotidiana. A istinto, Dio lo "sentiamo": capiamo ancora che è Lui, per quanto insensibile o distratta sia diventata l’anima di ciascuno. Nessuna raffinata spiegazione scientifica, psicologica o economica riesce infatti da sola a dar conto di ciò che l’intelligenza coglie e registra, di offrire risposte all’altezza della nostra ricerca. Siamo "capaci" di Dio ma è come se ce lo fossimo dimenticato, nello stordimento al quale siamo ormai consegnati.

L’esplosione digitale dei mezzi di comunicazione, dei loro strumenti e messaggi, non fa altro che alzare il volume col quale dobbiamo convivere da abitatori della "pubblica piazza" mediatizzata, condivisa con tutti. Un rumore di fondo che rende semmai più acuta quella nostalgia infinita del cuore colta da sant’Agostino.

C’è un solo "canale" che dà sempre il programma giusto, ma è necessario che qualcuno ci aiuti a captare la sua non facile frequenza. Basterebbe un prete, la figura che deve "aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo". È sempre bastato, dentro qualsiasi cultura. E quando lo stordimento cresce la sua mano si fa ancor più necessaria.

È dunque ai sacerdoti – guide predestinate di una simile ricerca del "Dio che passa" in ogni tempo – che Benedetto XVI ha pensato di dedicare il Messaggio 2010 per la Giornata mondiale delle comunicazioni, in calendario domenica 16 maggio. Una scelta in qualche modo annunciata nell’Anno Sacerdotale al quale il Papa sta riservando una cura magisteriale continua.

Ma col testo diffuso ieri – e che oggi pubblichiamo a pagina 9 – il Santo Padre delinea per la prima volta i tratti di una inedita "pastorale nel mondo digitale", citata per ben due volte come il percorso necessario all’annuncio del Vangelo in quel territorio mediatico definito nel Messaggio 2009 come un vero "continente" brulicante di vita e in attesa di nuovi evangelizzatori. Anche "giù nel cyberspazio" – per dirla con lo scrittore-futurologo William Gibson – Dio chiama apostoli evangelicamente saldi e mediaticamente credibili, i sacerdoti in primis: non "occupatori" di una porzione di suolo – avverte il Papa – secondo una "mera esigenza di rendersi presente", ma "animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante "voci" scaturite dal mondo digitale".

Se Dio oggi passa nel Web 2.0 e nella galassia multicanale della tv digitalizzata, i sacerdoti devono farsi carico della nuova ricerca che sgorga da navigazioni e consumi entrati nella struttura stessa dell’esistenza: quasi una loro componente essenziale, una dimensione nutrita da strumenti a loro volta trasformati in prolungamenti dei sensi, protesi indispensabili per connettersi al prossimo. Altro che sfizi per tecno-maniaci: computer, cellulare e televisore rivisitati dalla tecnologia digitale hanno il volto amichevole del compagno di viaggio quotidiano, e chi ha anime affidate alla propria cura deve conoscere le mediazioni per le quali oggi passa la ricerca di notizie, valori, mete, amicizie. Di Dio, anche.

Non è più il tempo dei soli sacerdoti col "pallino" delle comunicazioni: il Papa vuole farlo capire bene al punto da scrivere che siamo "all’inizio di una storia nuova": "Quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli (il sacerdote) sarà chiamato a occuparsene pastoralmente". Chi avesse dubbi al riguardo venga a Roma, a fine aprile: il Papa attende tutti gli "animatori" della comunicazione della Chiesa italiana per un convegno – "Testimoni digitali" – che scriverà una delle prime pagine di questa "storia nuova". È anche nel digitale che Dio passa, per aprirci gli occhi e riconoscerlo, come ai discepoli di Emmaus.

Francesco Ognibene

 

 

 

 

 

 

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24 Gennaio 2010

VANGELO E CULTURA

La vera sfida: un’informazione che vale

nelle diocesi

"I media: una piazza, non un ring". L’invito: unire libertà e responsabilità

La vigilia della ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ha offerto l’opportunità ai vescovi italiani di riflettere sul mondo della comunicazione con gli operatori dei media, anche alla luce del messaggio di Benedetto XVI per la 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, diffuso ieri.

A Genova, l’arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Cei, incontrando i giornalisti ha sottolineato che nel campo dell’educazione e della formazione, i mass media hanno "grandi potenzialità" e "grandi responsabilità" in quanto sono elementi imprescindibili nella "formazione del costume, del pensare, dell’agire, della visione delle cose e della vita". Il porporato ha invitato quanti lavorano nei media ad "avere un’attenzione maggiore nel comunicare anche le notizie buone e positive, che sono sempre la grande maggioranza.

Anche se sembra che solo il male faccia notizia, perché è fuori dalla norma – ha detto – è sempre poco rispetto alla quotidianità di tantissima gente che vive la propria vita con dignità e con valore". Bagnasco, "parlando da pastore e non da professionista", ha poi provato anche a suggerire un criterio per la scelta delle notizie, cercando di selezionare "prima di tutto il necessario, poi l’utile, per costruire il bene" e a seguire "ciò che è buono e positivo". In precedenza, il cardinale aveva spiegato che, "come vescovi italiani, siamo sempre più persuasi che quello dell’educazione è un tema che coinvolge, non soltanto i credenti, ma si pone all’attenzione di tutti". Per questo, ha aggiunto, "pensiamo che l’impegno della Chiesa per il prossimo decennio sia non solo un servizio alla comunità cristiana ma al Paese intero".

Analogo incontro si è svolto ieri tra l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, vicepresidente della Cei per l’Italia centrale, e gli operatori dei media. Secondo il presule per annunciare il Vangelo occorre "incamminare la pastorale quotidiana verso forme di comunicazione adeguate"; per questo "la Chiesa deve appropriarsi del linguaggio dei media, studiarlo, assimilarlo e impiegarlo in ogni ambito pastorale". In questo sforzo l’arcivescovo ha invitato a una "rinnovata collaborazione" tra mondo ecclesiale e mondo della comunicazione. Segno dell’impegno sul fronte dei new media, ha detto, è il sito web diocesano rinnovato. Ai giornalisti Bassetti ha espresso apprezzamento e ha richiamato temi quali il rapporto con la verità, la libertà dei media come "condizione per una società realmente libera", la giustizia e la pace.

Argomenti, questi, che saranno menzionati anche stamane nella parrocchia Don Bosco di Potenza, dove l’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo e vicepresidente della Cei per l’Italia meridionale, Agostino Superbo, presiederà una Messa alla quale parteciperanno i giornalisti. I riferimenti previsti per l’omelia saranno la figura di san Francesco di Sales e il messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali.

Su quest’ultimo argomento, Superbo spiega che "dal Santo Padre riceviamo un invito ad annunciare il Vangelo attraverso i media: è il nostro duc in altum, è l’esortazione a prendere il largo. Perché è in questa cultura mediale che si incontrano oggi uomini e donne! È in questa cultura che nascono e si affinano opinioni e convinzioni. Anche i sacerdoti diventino testimoni di una pastorale che entra nel mondo digitale: un’avventura entusiasmante e necessaria per far giungere l’amore di Dio in ogni angolo delle moderne autostrade virtuali".

Ha invece parlato anche da "collega" ai giornalisti il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, che per anni ha diretto il settimanale diocesano di Vercelli. "La comunicazione è una piazza, non un ring", ha evidenziato, richiamando il dovere del dialogo in un clima troppo spesso esacerbato dalla tendenza alla contrapposizione.

Sempre ieri, il vescovo di Carpi, Elio Tinti, ha indicato l’invasività dei mezzi di comunicazione nel condizionare la vita delle persone, la rapidità con cui viaggiano le notizie e come in queste condizioni risulti cruciale per un giornalista l’accertamento della verità.

 

il dibattito

A Milano direttori a confronto. L’arcivescovo: un patto per l’uomo

È così da duemila anni. La Chiesa "fa notizia" perché "è essa stessa notizia": l’annuncio della Resurrezione. E "quando un sacerdote, una suora o un vescovo prendono la parola lo fanno avendo come criterio di verità e unico metro di giudizio il Vangelo". Il giornalismo ci fa i conti tutti i giorni, con questa "verità". Che sia "notiziabile" o meno. Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha dialogato ieri a Milano, nella festa patronale degli operatori dell’informazione, con i direttori di Corriere della Sera, Repubblica e Avvenire, Ferruccio De Bortoli, Ezio Mauro e Marco Tarquinio. Un faccia a faccia "costruttivo" per arrivare insieme alla conclusione della necessità di un "patto comunicativo – come l’ha chiamato Tettamanzi – tra Chiesa e media, in cui la preoccupazione comune sia l’uomo e il rispetto per la persona umana".

Quando la Chiesa è "notiziabile", oggi, in Italia? E quando viene "messa in pagina", è sempre "una, santa, cattolica?". Quanto è "strumentalizzata" o "banalizzata"? Come si comporta chi racconta la Chiesa "per missione"? Sono queste le domande che cercavano una risposta, in un Circolo della Stampa affollato di professionisti dell’informazione di ogni età.

"L’affermazione della laicità e d’altra parte il racconto dell’identità cattolica italiana" sono tra i compiti dei cronisti di oggi, e se per il direttore del Corriere della sera l’informazione "deve attenzione rispetto" a una Chiesa "custode di valori" oggi sempre più chiamata a "una supplenza d’identità, e a volte anche a una supplenza di tipo civile", duro è stato il j’accuse di Mauro: "deboli" e "incerte" le entità in dialogo con la Chiesa; chi in politica cavalca la Chiesa "guarda più al comando che ai Comandamenti"; la Chiesa vista dai partiti come "un protettorato di valori" e in ultima analisi come "una riserva di voti"; mentre "non esiste – per il direttore di Repubblica – una riserva di valori isolata al libero gioco democratico. Non esiste una "obbligazione" religiosa a fondamento delle leggi di una Repubblica". Sul tavolo, ovviamente, bioetica, immigrazione, laicità dello Stato.

"Il rischio – per il direttore di Avvenire – è che si pensi che la Chiesa parli prioritariamente alla politica, ignorando la società". Troppo spesso sui giornali "sembra che il Papa si rivolga solo a un migliaio di parlamentari italiani. O che i vescovi, in città piene di complessità, siano concentrati su un sindaco e qualche consigliere comunale". La "vulgata" contro cui ha puntato il dito Marco Tarquinio è quella dei "no" della Chiesa.

"E nel comunicare la Chiesa, il compito che ci siamo posti è partire dai tanti "sì"". Quelle testimonianze a volte magari "poco notiziabili". Quella realtà "indescrivibile dai giornali" fatta di parrocchie, oratori, associazioni, movimenti... Come i ragazzi della parrocchia, a Rosarno, in piedi all’alba per andare a portare da mangiare agli immigrati. Sfuggiti per anni alle "cronache". Eppure esempio di quella "gente normale" che una Chiesa – pure attenta agli ultimi – non dimentica mai, perché "ci sta in mezzo".

La "superficialità dei mass media, in alcuni casi, è un dato di fatto" ha confermato Tettamanzi. Su "immigrazione e accoglienza, ma anche su altri temi". E una comunicazione affrettata "galleggia, anziché entrare in profondità nel mare dei problemi".

Etica, bioetica, politica, immigrazione. Ma "la realtà della Chiesa va ben oltre ciò che della Chiesa fa notizia", per il cardinale. Forse a volte "si è mossa come un partito – ha annotato De Bortoli – ma non si può tacere quello che fa sul piano del contributo sociale e dell’ assistenza". Magari è un problema di "linguaggio", come ha analizzato all’inizio dell’incontro Chiara Giaccardi, sociologa e antropologa dell’Università Cattolica che per prima ha evocato, ieri, l’idea di un "patto" di chiarezza e verità tra Chiesa media. Magari può essere utile un "dizionario di ecclesialese-italiano" come il volumetto presentato ieri dalla diocesi di Milano ("Mitra al cardinale", edizioni Centro Ambrosiano, 64 pagine, 6 euro). Magari, come ha aggiunto la docente, il problema è che il Vangelo è di per se "paradosso".

Ma il "coraggio di dire cose scomode" è insito nel cristiano. E la Chiesa "ha fatto per venti secoli i conti con la modernità", ha sottolineato Tarquinio. E quando la Chiesa comunica "lo fa per declinare nell’oggi la parola di speranza del Vangelo – per Tettamanzi –. Non è quindi pertinente quantificare il successo di questa comunicazione, oppure misurarne il consenso suscitato".

Tanti giornalisti cattolici, ha ricordato infine l’arcivescovo, sono riconosciuti come "maestri" anche da chi non crede. Come lo storico direttore di Famiglia Cristiana recentemente scomparso, don Leonardo Zega. Per comunicare "bene" la Chiesa – ha concluso Tettamanzi –, devono crescere i buoni professionisti di domani" (e un "ruolo importante" ha l’Università Cattolica): chi è chiamato a comunicare la Chiesa deve sapere cosa la Chiesa sia realmente.

Vito Salinaro

 

 

 

 

 

 

24 Gennaio 2010

VANGELO E CULTURA

"Testimoni digitali", la missione va in rete

Fornire informazioni, contenuti multimediali e stimolare il dialogo interattivo attorno al convegno nazionale Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale, che si svolgerà a Roma dal 22 al 24 aprile, è la mission del sito www.testimonidigitali.it da oggi on line. Il convegno è promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali ed è organizzato dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei. "Il sito utilizza le opportunità offerte dai social network ed è suddiviso in diverse aree e sezioni multimediali che va dalle news, alle fotografie, allo spazio audio-video, ma anche a pagine web convenzionali come quella dell’ufficio stampa nella quale sarà possibile leggere, scaricare i comunicati e la rassegna stampa, oltre che l’accreditamento on line per i giornalisti" spiega Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico della Cei.

L’area "informazioni per partecipare" sarà molto utile per quanti vorranno saperne di più circa la partecipazione al convegno e all’udienza con Benedetto XVI in Vaticano. "Le nuove tecnologie digitali hanno modificato l’utilizzo di Internet – sottolinea monsignor Domenico Pompili, portavoce della Cei –. Una volta l’attività principale era la consultazione di siti web per ottenere informazioni. Oggi il web è diventato un luogo di partecipazione e di condivisione".

La novità del sito internet è rappresentata da una community, moderata da Saverio Simonelli, caporedattore di Tv2000, nella quale sarà possibile interagire e confrontarsi su tematiche inerenti vecchi e nuovi media. Una sezione, poi, sarà quella dei blog curati da sacerdoti, religiosi e laici tra i quali don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter; padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione; don Marco Sanavio, autore della rubrica Tipi da web su Avvenire ed Ernesto Diaco, vice responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei.

Sarà invece don Paolo Padrini, l’inventore di I-Breviary a curare l’area Wiki del sito internet ripetendo l’esperienza di un anno fa in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Un’area sarà poi dedicata ai social network con l’apertura di un canale Youtube e con la possibilità di "cinguettare" sui temi del convegno con Twitter. Spazio anche al gruppo su Facebook e su Anobii che vede impegnati in prima linea i corsisti del corso Anicec. Nell’area "mediacenter" del sito www.testimonidigitali.it da oggi sono disponibili i servizi giornalistici e gli approfondimenti di Avvenire, Tv2000, Radio InBlu e i lanci dell’agenzia Sir attuando quella sinergia che da sempre ha caratterizzato i media collegati alla Cei. Il sito è curato dalla redazione web di chiesacattolica.it composto dall’Ufficio comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei in collaborazione con Seed Edizioni Informatiche.

Vincenzo Grienti

 

 

 

 

2010-01-23

 

23 Gennaio 2010

Messaggio per la 44° Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali

"I sacerdoti siano animatori del Web"

Cari fratelli e sorelle,

il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali - "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola" -, si inserisce felicemente nel cammino dell'Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l'uso nel ministero sacerdotale.

Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l'uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui. Sta qui l'altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l'apostolo Paolo: "Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso ... Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?" (Rm 10,11.13-15).

Per dare risposte adeguate a queste domande all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all'esortazione paolina: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1 Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all'inizio di una "storia nuova", perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola.

Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata "tastiera di funzioni" della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un'utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante "voci" scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi.

Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l'uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell'operatore dei media, il Presbitero nell'impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della "rete".

Anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanità smarrita di oggi, che "Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L'Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6).

Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell'ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo "digitale" i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l'opportunità di educarsi all'attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale. Questa potrà così prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinché, attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle città e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).

Nel Messaggio dello scorso anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana. E' questa una delle strade nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una "diaconia della cultura" nell'odierno "continente digitale". Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire che è tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell'evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera per tutti i popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio - come il "cortile dei gentili" del Tempio di Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto?

Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l'umanità nel suo insieme e per l'uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo. I nuovi media, pertanto, offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione.

A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l'invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova "agorà" posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione. Con tali voti, invoco su di voi la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d'Ars e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.

 

 

 

 

 

 

 

 

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2010-01-23

 

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2010-01-23

WEB

Il Papa: "Si apre una nuova era

Internet va evangelizzato"

Benedetto XVI nella Giornata delle comunicazioni sociali esorta i sacerdoti: "Portare la parola di Dio nel continente digitale, rivolgendosi anche ai non credenti"

Il Papa: "Si apre una nuova era Internet va evangelizzato"

Benedetto XVI

CITTA' DEL VATICANO - Si apre una "nuova era", quella dell'evangelizzazzione del web: nel messaggio per la 44esima Giornata Mondiale delle Comunicazione sociali papa Benedetto XVI invita la chiesa intera a guardare a Internet con entusiasmo e audacia ed esorta i sacerdoti a diventare navigatori della rete, a partecipare ai social network e a portare la parola di Dio nel grande continente digitale.

"Una pastorale nel mondo digitale è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati e hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura" afferma Benedetto XVI per il quale "è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto".

"Anche nel mondo digitale - auspica il Papa - deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanità smarrita di oggi, che Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda".

"Chi meglio di un uomo di Dio - si chiede Ratzinger in riferimento al tema di quest'anno, "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola" - può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell'ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro?".

"Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello - prosegue il Papa - di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo digitale i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l'opportunità di educarsi all'attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale".

(23 gennaio 2010)

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-01-23

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-01-23

Il Papa: web da evangelizzare

La nuova era dei"cyber-preti"

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23 gennaio 2010

Papa Benedetto XVI

"Dai nostri archivi"

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Si apre una "nuova era" , quella dell'evangelizzazzione del web: nel messaggio per la 44/esima Giornata Mondiale delle Comunicazione sociali, papa Benedetto XVI ha invitato la Chiesa intera a guardare a Internet con entusiasmo e audacia ed ha esortato i sacerdoti a diventare navigatori della rete, a partecipare ai socialnetwork e a portare la parola di Dio nel grande continente digitale.

"Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l'umanità nel suo insieme", ha sottolineato Ratzinger nel messaggio reso noto oggi in Vaticano, alla vigilia della giornata delle Comunicazioni Sociali, che coincide ogni anno con il 24 gennaio e la festa di San Francesco di Sales.

I sacerdoti, ha aggiunto , si trovano dunque "all'inizio di una storia nuova" e sono chiamati ad un ruolo di "animatori" di "comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tanti voci scaturite dal mondo digitale". Anche in questa frontiera, ha affermato il papa, "deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale".

I sacerdoti devono - ha insistito - offrire agli uomini che vivono questo "nostro tempo digitale", anche non credenti e sopratutto giovani, "i segni necessari per riconoscere il Signore". Solo così la "Parola di Dio", ha spiegato, "potrà prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare i diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca".

23 gennaio 2010

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

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2010-01-04

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